Forse non lo sai ma esiste un modo per lavorare da autonomi senza partita IVA

In pochi sanno che è possibile lavorare da autonomi senza necessariamente aprire la partita IVA. Vediamo i casi previsti.

Partita IVA
Partita IVA – oipamagazine.it

Si può lavorare come autonomi senza possedere la partita IVA? Certo, perché non è sempre necessario possederla per svolgere il proprio lavoro.

Ci sono dei casi in cui possono essere usate soluzioni alternative per far rientrare tutto nella legalità, quindi senza il rischio di evadere le tasse perché privi di contratto di assunzione. Andiamo a vedere le soluzioni attuali e le possibili alternative da sfruttare.

Prestazione occasionale senza partita IVA

Prima di iniziare, è importante dare una definizione alla prestazione occasionale, in modo da comprendere quando diventa possibile lavorare in tale contesto.

Partita IVA
Partita IVA-oipamagazine.it

Per far rientrare un lavoro nella prestazione occasionale, devono esserci dei requisiti specifici:

  • lavoro occasionale, quindi privo di continuità;
  • attività che viene svolta non professionalmente;
  • lavoro privo di organizzazione;
  • remunerazione annua pari a 5.000 euro.

Tutti i requisiti descritti sopra vanno soddisfatti contemporaneamente. Se un lavoro viene svolto continuativamente, professionalmente o in modo organizzato, è obbligatorio l’apertura della partita IVA.

Invece, se il lavoro viene svolto contemporaneamente in maniera non continuativa, non è di livello professionale e non è presente un’organizzazione minima, allora si tratta di una prestazione occasionale, da svolgere saltuariamente rilasciando delle ricevute.

A ogni modo, anche se non si emettono delle ricevute per le prestazioni occasionali, diventa obbligatorio aprire la partita IVA se sono trascorsi 30 giorni da quando è iniziata l’attività.

Quindi, nei primi 30 giorni l’attività può essere svolta senza aprire la partita IVA, ma deve esser svolta in proprio, a parte quei casi in cui si rende necessaria l’autorizzazione preventiva, tipo quando bisogna aprire un negozio.

Buoni lavoro o voucher

Coloro che svolgono lavori saltuari o occasionali, per evitare di aprire la partita IVA una soluzione è quella dei voucher o dei buoni lavoro.

Stiamo parlando di una tipologia di pagamento usati dai committenti per pagare prestazioni di lavoro accessorio, ossia quelle che vengono svolte al di fuori e in modo saltuario dal contratto lavorativo.

Per questa tipologia di pagamento non è prevista l’imposizione fiscale, mantenendo anche lo status di disoccupato o di familiare a carico. Vanno anche versati i contributi INPS.

A un datore di lavoro conviene questo pagamento in quanto, oltre a evitare il lavoro nero, gli permette di ottenere la copertura assicurativa INAIL entro i 6.666 euro lordi, che al netto sono 5.000 euro.

Cessione dei diritti d’autore

Esiste un altro tipo di contratto che non obbliga ad aprire la partita IVA oppure ad assumere: il contratto di cessione dei diritti d’autore. In pratica, vengono ceduti i diritti per poter sfruttare una particolare opera d’ingegno.

Oltre a essere un lavoro non subordinato, è una collaborazione legata principalmente alle attività che prevedono prestazioni giornalistiche, editoriali, di traduzione, di pubblicità e di marketing.

Prestazione occasionale
Prestazione occasionale-oipamagazine.it

I vantaggi contributivi e fiscali sono notevoli e avvantaggiano sia il committente e sia l’autore. Non è prevista l’apertura della partita IVA e non esistono dei limiti sui compensi, come succede per la prestazione occasionale.

Per quanto riguarda le trattenute fiscali, il compenso netto viene calcolato sottraendo da quello lordo la ritenuta di acconto, che è pari al 20%.

Diversamente dalla ritenuta d’acconto normale, in questo ambito viene calcolata su una base imponibile differente e che varia sulla base degli anni del prestatore. Nella fattispecie:

  • il 20% viene calcolato sul 75% del lordo nel caso in cui l’autore abbia oltre 35 anni, con riduzione forfettaria pari al 25%;
  • il 20% viene calcolato sul 60% del lordo nel caso in cui l’autore abbia meno di 35 anni, con riduzione forfettaria pari al 40%.

Co.co.co

Ecco che arriviamo all’ultima alternativa per non aprire la partita IVA. Si tratta di una via di mezzo tra il lavoro subordinato e quello autonomo: il cosiddetto Co.co.co (Contratto di collaborazione coordinata e continuativa). Questo contratto rientra nell’ambito del lavoro parasubordinato.

L’apertura della partita IVA non diventa obbligatoria se il collaboratore opera autonomamente e priva di qualsiasi vincolo di subordinazione.

Diversamente dalla prestazione occasionale, però, il collaboratore collabora continuativamente con il committente, ossia colui che coordina le attività in base alle esigenze aziendali.

Per quanto riguarda i contributi nel Co.co.co, vengono versati dal committente per due terzi, mentre il restante terzo spetta al collaboratore, nonostante i versamenti vengono effettuati da parte del committente, il quale trattiene la quota di contribuzione del collaboratore in busta paga direttamente dai compensi.

Impostazioni privacy