Cos’è il giornalismo costruttivo e come questa nuova strategia di informazione contribuisce alla realizzazione di notizie accurate e contestualizzate.
Si discute se esista un pregiudizio di negatività nelle notizie tradizionali e i suoi effetti sui consumatori diretti di tali informazioni, nonché sulla società in generale. Negli ultimi decenni si è parlato di “giornalismo costruttivo”. Scopriamo insieme in cosa consiste.
Cos’è il giornalismo costruttivo
Il giornalismo costruttivo mira a riportare le notizie in modo equo, accurato e contestualizzato, evitando sensazionalismi e pregiudizi negativi. Un approccio, dunque, che guarda al futuro, non solo al passato e al presente.
Questa modalità di fare notizia affonda le sue radici nel movimento del giornalismo di pace, un quadro concettualizzato dal sociologo norvegese Johan Vincent Galtung a metà del XX secolo, come reazione al giornalismo di guerra, che tendeva, in maniera sbilanciata verso la violenza e i conflitti.
È una scuola ampia che copre concetti più di nicchia come il giornalismo delle soluzioni e altri tipi di giornalismo di notizie lente che si concentrano meno sul qui e ora e più sul futuro. Si basa, dunque, sui fatti e sulla risoluzione dei conflitti, piuttosto che alla loro creazione.
Il contributo più importante al giornalismo costruttivo – nel 21° secolo – è stato dato in Danimarca da Cathrine Gyldensted, a cui si attribuisce il merito di aver coniato il termine e da Ulrik Haagerup, direttore esecutivo di un’emittente pubblica che fondò, poi, il Conceptive Institute ad Aarhus.
Quali sono le caratteristiche principali di questo approccio giornalistico
In sostanza, il giornalismo costruttivo parla di un problema già pensando, però, alle risposte che possono essere elaborare al fine di risolverlo.
In tal senso, si focalizzano i punti di forza, la resilienza e soluzioni di fronte alle difficoltà. Considerando i vari aspetti di una questione, tale approccio presenta una rappresentazione complessa e accurata della realtà.
Non solo: si concentra sull’efficacia, non solo sulle buone intenzioni e richiede prove dei risultati ottenuti. Inoltre, è studiato attentamente, fornisce ai lettori le informazioni necessarie e consente loro di reagire in modo costruttivo.
Rimane critico e fattuale e tiene conto dei limiti dell’approccio. Ha lo scopo di fornire, dunque, informazioni che altri possano utilizzare e su cui basarsi.
Sebbene le storie con titoli negativi possano ottenere più clic, la ricerca mostra costantemente che sono le storie “costruttive” ad essere condivise più spesso, in media tre volte più spesso del resto delle notizie che hanno connotazioni più macabre e deprimenti.
Uno studio sulle notizie virali e sulle emozioni – condotto dall’Università della Pennsylvania – ha esaminato per tre giorni le voci dell’elenco dei “più inviati via e-mail” del New York Times scoprendo, alla fine, che gli articoli “positivi” erano costantemente condivisi più spesso di quelli “negativi”.