Quali sono gli orari della visita fiscale da parte del medico dell’INPS? Perché conviene farsi trovare a casa? Risponderemo di seguito.
A che ora arriva la visita fiscale da parte dell’INPS, ossia quel controllo tramite il quale l’Istituto accerta che il lavoratore o la lavoratrice è effettivamente malata e, quindi, impossibilitata a lavorare?
Questo accertamento avviene quando un lavoratore dipendente del settore privato o pubblico è in congedo momentaneo poiché malato.
I medici INPS, in questo modo, arrivati a casa del lavoratore, possono confermare che lo stesso ha diritto all’indennità di malattia.
La condizione sine qua non è quella di essere presente presso il proprio domicilio nelle fasce orarie di reperibilità.
Gli orari della visita fiscale dall’INPS
Per confermare che un lavoratore dipendente del settore privato o pubblico è effettivamente malato, il medico fiscale INPS effettua il controllo presso il domicilio del lavoratore nell’arco della giornata in orari prestabiliti.
Per le visite fiscali, è attivo dal settembre 2017 il Polo unico, un servizio che dà all’INPS l’esclusiva competenza di gestire le visite mediche di controllo, con le pubbliche amministrazioni e i datori di lavoro che possono richiederle telematicamente per i dipendenti che sono assenti per malattia.
Queste fasce di reperibilità sono differenti per il settore pubblico e per quello privato. I lavoratori e le lavoratrici privati dovranno essere reperibili dalle ore 10 alle ore 12 e dalle ore 17 alle ore 19.
Invece, coloro che lavorano nel settore pubblicano hanno a disposizione una finestra più larga, che va da quattro a sette ore in totale. In pratica, dovranno essere reperibili dalle ore 9 alle ore 13 e dalle ore 15 alle ore 18.
Le quattro fasce di cui sopra sono valide anche nei giorni festivi e prefestivi e nei weekend. In base a quanto previsto dal nuovo Testo unico pubblico impiego e dalla riforma Madia, la finestra oraria sarà di 7 ore per tutti.
Nel caso in cui il medico fiscale decide che lo stato di salute del paziente debba essere approfondito tramite una visita specialistica, il lavoratore dipendente deve obbligatoriamente sottoporsi a tali esami.
Cosa accade in caso di irreperibilità?
Se la lavoratrice o il lavoratore non sono presenti a casa durante la visita, il medico fiscale fisserà un appuntamento presso il suo ambulatorio. Al dipendente non resta che recarsi presso la struttura INPS territorialmente competente.
Oltre a questo, il lavoratore o la lavoratrice dovrà giustificare in qualche modo l’assenza. In caso contrario, il rischio è di incorrere in un’azione disciplinare dal datore di lavoro, il quale potrebbe anche accedere agli esiti dei medici INPS in merito alla sua malattia e alla documentazione da parte del medico di base.
A quanto ammonta la sanzione? Al 100% dell’indennità che si dovrebbe percepire durante i 10 giorni di malattia, a cui si aggiungono il 50% del periodo restante della seconda assenza e il 100% di tutta l’indennità in caso di ulteriore irreperibilità.
Se le infrazioni sono reiterate, il lavoratore potrebbe anche essere licenziato. Non rientrano in tale obbligo i lavoratori e le lavoratrici con gravi patologie da curare con terapie salvavita, ma anche chi ha una malattia riconosciuta come causa di servizio, invalidità di almeno il 67% e per gli infortuni sul lavoro.
Indennità di malattia: chi ne ha diritto?
Nel novero dei dipendenti pubblici che vengono sottoposti alle visiti fiscali ci sono i lavoratori PA (Pubblica Amministrazione), gli statali, i lavoratori degli enti locali, i dipendenti ASL, gli insegnanti, le forze dell’ordine, i vigili del fuoco e tutti coloro che appartengono alle forze armate (marina, esercito e aeronautica militare).
A parte dipendenti privati e pubblici e autonomi, hanno diritto all’indennità di malattia gli autonomi che risultano iscritti alla Gestione Separata, i lavoratori sospesi o disoccupati, i lavoratori marittimi, a patto che la malattia si mosti entro due mesi dalla sospensione o cessazione del rapporto lavorativo.
Sia le lavoratrici che i lavoratori che sono malati mentre sono all’estero, hanno ugualmente diritto alla tutela previdenziale. Devono soltanto richiedere e poi presentare una certificazione medica.