Pensione con 36 anni di contributi per tutte queste categorie: chi ne ha diritto

Chi può andare in pensione con 36 anni di contributi versati? Vediamo cosa dice la normativa attuale in materia di pensioni.

Contributi INPS
Contributi INPS – Oipamagazine.it

A che punto un individuo decide di andare in pensione se ha versato 36 anni di contributi, o 30 anni se è stato disoccupato?

Quanti anni di contributi sono necessari per andare in pensione a 63 anni? Quanto si riceve con 30 o 36 anni di contributi?

È infatti possibile andare in pensione con 30 o 36 anni di contributi, e questa opzione è particolarmente vantaggiosa dato il frequente verificarsi di periodi di lavoro frammentati nel corso della propria carriera.

Le politiche di sicurezza sociale offrono agli individui di età superiore ai 60 anni l’opportunità di uscire anticipatamente dalla forza lavoro.

Esaminiamo le principali caratteristiche del pensionamento anticipato con un minimo di 30 o 36 anni di contributi.

Pensione con 36 anni di contributi

La possibilità di utilizzare percorsi previdenziali accelerati si presenta come un mezzo per aggirare gli obblighi previsti dalla legge Fornero.

In sostanza, tale disposizione consente di anticipare la pensione, aderendo alle linee guida previste dalla Legge di Stabilità 2017, successivamente prorogata fino al 31 dicembre 2023.

Pensione con 36 anni di contributi
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È fondamentale sottolineare che gli obiettivi originari del governo erano molto diversi, incentrati principalmente sull’attuazione di un avanzamento facoltativo della pensione.

Tuttavia, a causa dell’influenza esercitata dai sindacati, è stato concepito un provvedimento per soddisfare un particolare gruppo di lavoratori: quelli meritevoli di tutela.

Anticipo pensionistico: cos’è?

La facoltà richiamata è formalmente disciplinata dal comma 1, in particolare dai commi da 179 a 186, della legge di bilancio 2017.

Questa opzione comporta la possibilità di ottenere uno stipendio che viene erogato dallo Stato e amministrato dall’INPS.

Tuttavia, l’attuazione di questa misura è subordinata all’esistenza di vincoli finanziari.

Conseguentemente, l’anticipo di pensione Ape sociale è concesso esclusivamente ai dipendenti che si trovano a far fronte a specifiche circostanze previste dalla normativa.

Possono beneficiare dei benefici economici, indipendentemente dalle circostanze, coloro che hanno raggiunto l’età minima di 63 anni e non percepiscono attualmente una pensione né dall’Italia né da qualsiasi altro paese.

Ciò che distingue questa misura è il processo di richiesta. Secondo la legge, ci sono due richieste separate che devono essere fatte.

La prima richiesta è finalizzata alla verifica del diritto alla pensione, mentre la seconda richiesta, avanzata dopo l’esito della prima, riguarda l’anticipo della pensione sociale denominata APE.

L’INPS, dopo un’approfondita valutazione dei criteri di ammissibilità e dei presupposti per la fruizione dell’APE Sociale, riconosce e mantiene il diritto a tale agevolazione economica.

Il pagamento dell’indennità viene effettuato su richiesta e prosegue fino al raggiungimento dell’età richiesta per l’accesso alla pensione di vecchiaia.

L’indennità può essere ottenuta fino al raggiungimento del prepensionamento ordinario o di un’alternativa equiparata, come previsto dall’articolo 24, comma 6, del decreto-legge 6 dicembre 2011, numero 201, successivamente convertito in legge il 22 dicembre, 2011, numero 214.

Pensione a 63 anni: quanti anni di contributi bisogna versare?

Nel nostro Bel Paese esiste una prestazione previdenziale denominata Ape sociale anticipo pensione.

Questo vantaggio consente alle persone di andare in pensione all’età di 63 anni, garantendo loro l’opportunità di uscire prima dalla forza lavoro.

Tuttavia, per poter beneficiare di questo beneficio, è necessario soddisfare i criteri previsti dalla normativa vigente.

Di conseguenza, le persone che hanno raggiunto l’età prevista per il pensionamento e hanno soddisfatto gli anni necessari di contributi obbligatori possono beneficiare di una pensione anticipata.

Il numero di anni richiesti per i contributi varia a seconda della specifica categoria di lavoratori. In alcune categorie si ritiene adeguato un contributo di 30 anni, mentre in altre il requisito è elevato a 32 o 36 anni.

Pensione con 36 anni di contributi: quando?

Nella terza appendice della L. 234/2021 si trova un’esauriente enumerazione degli inquadramenti professionali ritenuti meritevoli di tutela.

Queste specifiche categorie hanno diritto a richiedere l’anticipo della pensione sociale APE al compimento dei 63 anni di età, a condizione che abbiano contribuito al sistema per 36 o 32 anni.

Ape sociale
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I soggetti qualificati come dipendenti diligenti, come delineato nel documento allegato, possono aspettarsi di concludere la propria carriera professionale dopo aver maturato 36 anni di servizio.

Ciò può essere ottenuto avendo un minimo di sette anni di lavoro nell’ultimo decennio o almeno sei anni di lavoro negli ultimi sette anni del loro percorso professionale.

Gli operai edili, i dipendenti delle imprese edili e affini, i ceramisti e gli operatori di impianti addetti allo stampaggio di articoli in ceramica e terracotta devono accumulare un totale complessivo di 32 anni di esperienza e servizio.

Pensione con 36 anni di contributi: quando?

Possono usufruire dell’anticipo pensione Ape Sociale i lavoratori in stato di disoccupazione ritenuti aventi diritto alla tutela, purché abbiano compiuto i 63 anni di età e abbiano versato un minimo di 30 anni di contribuzione.

In particolare, possono accedere all’assegno le seguenti categorie di soggetti con un minimo di 30 anni di contribuzione:

  • persone che sono senza lavoro a seguito di licenziamento, che possono includere casi di licenziamenti di gruppo, dimissioni dovute per validi motivi o licenziamenti concordati;
  • le persone che possiedono le credenziali necessarie come badanti e sono impegnate nell’assistenza familiare per una durata minima di sei mesi al momento della domanda, hanno diritto a determinati benefici. Tali benefici si estendono ai coniugi o ai familiari stretti che risiedono insieme e si trovano ad affrontare una disabilità significativa che rientra nella definizione di cui all’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, numero 104.
  • dipendenti che soddisfano i criteri di salute per una ridotta capacità lavorativa, pari o superiore al 74%.

Le madri che lavorano a tempo pieno beneficiano di una riduzione dei contributi per un periodo di 12 mesi per figlio, con un periodo massimo di due anni.

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