Chi fa questa operazione in posta rischia 3000 euro di multa: prestate attenzione

Fare attenzione a questa particolare operazione sul conto corrente postale, poiché si rischia fino a 3000 euro di multa.

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Nel caso in cui vi siano stati prelievi insoliti dal conto corrente, gli eredi del defunto possono richiedere la dettagliata rendicontazione a chi ha agito in base a una delega, e possono anche chiedere alla banca estratti del conto.

Nella sentenza n. 7254 del 2013, come di seguito trascritto, i defunti genitori hanno espressamente delegato la sorella alla facoltà di effettuare operazioni di prelievo sul conto corrente, concedendole la possibilità di farlo.

Nel contratto di mandato, la Corte d’Appello ha puntualmente descritto tale fattispecie come quella in cui il delegato agisce per conto e in nome del delegatario, ed ha quindi l’onere di riferire a quest’ultimo se richiesto.

Se viene a mancare il mandante, che è il correntista, che ne sarà del suo conto? L’obbligo di denuncia non cessa con la morte del preponente.

La sentenza in questione è stata rivista dalla Corte di Cassazione, la quale ha sottolineato che l’unica conseguenza giuridica del decesso del correntista è il trasferimento della responsabilità dall’agente ai suoi eredi.

Allo stesso modo, quando il mandante muore, la responsabilità passa agli eredi secondo le regole generali dell’eredità.

La sentenza della Cassazione conferma le precedenti pronunce della Suprema Corte, espresse nelle sentenze del 6 giugno 1980 (n. 3672) e del 30 agosto 1994 (n. 7592), nonché nelle sentenze della Cassazione n. 8801 del 1998 e Cassazione n. 9262 del 2003.

Per tenere traccia delle operazioni effettuate dal delegato, l’erede ha facoltà di richiedere alla Banca gli estratti conto del defunto e chiedere al delegato di fornire evidenza delle uscite.

Si rischiano fino a 3000 euro di multa

In caso di documentazione insufficiente, il delegato è tenuto alla restituzione all’erede di quanto prelevato senza alcuna giustificazione.

Se un delegato ha ritirato denaro dal conto di una persona deceduta senza alcun valido motivo, può anche incorrere in accuse penali per appropriazione indebita.

Prelievo bancomat
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L’articolo 646 c.p. prevede espressamente che la malversazione è punibile con la sanzione di chi si procura indebitamente denaro o cose mobili altrui, di cui è a qualsiasi titolo in possesso, al fine di procurare a sé o ad altri un ingiusto vantaggio.

La pena è la reclusione che va da due a cinque anni e una sanzione che va da 1.000 a 3.000 euro, a querela della parte offesa.

L’avvio di un procedimento penale comporta la denuncia presso la Procura della Repubblica.

La sentenza della Cassazione, Sez. III, n. 7254/2013

Il 4 aprile 1998, I.G. e M. hanno ricevuto una citazione in cui si afferma che il loro fratello I.C., presunto titolare del conto bancario del genitore presso la BNL con numero di conto (OMISSIS), aveva commesso atti di cattiva amministrazione dei beni del genitore deceduto.

Tali beni erano costituiti da titoli per L. 175.805.681 depositati sullo stesso conto. L’imputato e il comune capogruppo R.L. erano altresì accusati di aver prelevato da questo conto e da un altro conto presso la stessa banca, anch’esso “svuotato” dall’imputato.

Conseguentemente, sono stati violati i diritti ereditari dell’attore sia sui beni paterni che materni, che hanno preteso che l’imputato pagasse L. 86.688.000 a ciascun attore.

Ritirare soldi al bancomat
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Il tribunale di Milano si è pronunciato con sentenza n. 8335/2003, respingendo l’istanza presentata.

Il verdetto ha concluso che le attrici non avevano diritto ad alcuna porzione del patrimonio paterno, poiché tutto era già stato assegnato dalla madre a ciascuna delle figlie.

Anche il patrimonio della madre non giustificava alcun compenso, in quanto R. era in uno stato d’animo sano fino alla sua morte.

Le azioni dell’agente sono state ritenute legittime in quanto non vi erano prove di cattiva gestione e tutti i prelievi effettuati sono stati autorizzati dall’agente.

In data 12 dicembre 2006 la Corte d’Appello di Milano ha emesso sentenza nei confronti di I.C., condannandola a risarcire i ricorrenti – eredi legittimi di R.L. e I.G. – complessivi euro 48.929,37 ciascuno oltre interessi legali e spese di giudizio.

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